mercoledì 14 luglio 2010

5000 km di magia

Una lingua di puro asfalto taglia a metà la grande isola, su di essa corre costante ed instancabile un van. E' ADAM che giorno dopo giorno divora kilometri sulla Stuart HWY direzione south. i viaggiatori al suo interno cercano in tutti i modi di ammazzare il tempo cercando di ricavarsi un piccolo spazio privato, all'interno dell'abitacolo, per poter leggere qualche pagina di un libro comprato al book shop, ascoltare la canzone preferita oppure concedersi un sano massaggio con tanto di olii rigeneranti. la strada è lunga e il tempo lento. il paesaggio circostante è pressocchè sempre lo stesso, sani e verdi arbusti lasciano spazio a distese di terra più arida e rossastra. Nelle roadhouse, situate ogni circa 250km è possibile rinfrescarsi un attimo e sgranchirsi un pò le ossa, scambiare quattro chiacchere con gli altri viaggiatori, cambiare il guidatore e via, sulla nera striscia asfaltata fino ad Alice Springs. Eh Alice Springs... Sinceramente non sapevamo bene cosa aspettarci da una città di 50000 abitanti costruita in mezzo al nulla più assoluto. Il primo impatto è stato infatti un pò forte. I numerosi aborigeni, purtroppo schiavi dell'alcool, tengono impegnati gli agenti di polizia e con il calare del sole la città non è molto invitante e non ispira sicurezza. Fortunatamente abbiamo avuto il piacere di ricrederci e le ore spese tra art gallery, bookshop e centri commerciali, il giorno successivo ci hanno regalato serenità e benessere contornati da buon cibo e gente cortese. Il sole tramonta all'orizzonte e come ogni giorno ci accampiamo in una delle area di sosta situt sulla via e seduti intorno fuoco, gustando una sana, bollente zuppa dell'ormai popolare Cheff Albert, ci raccontiamo esperienze di vita, ridendo e scherzando di bizzarri avvenimenti accaduti cercando di non pensare ai 4° o 5° che si posano silenzionsi sulle nostre spalle. Il mattino seguente all'alba i motori sono già in fase di riscaldamento, tanti km ci attendono prima di poter ammirare il Kings Canion perciò bisogna andare. Possiamo assolutamente dire che Kings è il termine più azzeccato per definire questo enorme anfiteatro roccioso di un colore misto rosso giallo che al tramonto si incendia e lascia a bocca aperta. La camminata che lo circonda è spettacolare. Per circa 6 km sembrava di essere su un altro pianeta percorrendo il sentiero in fila indiana, sul ciglio del canion a più di 40 metri di altezza provoca una certa emozione. Raggiunto il punto panoramico abbiamo ammirato il tramonto, in silenzio, avvolti dai magnifici colori del cielo e della terra circostante. Abbiamo poi raggiunto il van e in un ormai buio più totale abbiamo risanato gli sforzi della giornata con una sana cena e ci siamo persi nel mondo dei sogni. Il giorno seguente era per alcuni il grande giorno. L'incontro faccia a faccia con la grande roccia australiana. Verso l'ora di pranzo è apparsa, Ayers Rock ( in lingua originale Uluru) Tra curve e colline ha fatto capolino con la sua immensità. Eretta in mezzo a una distesa infinita e piatta di erba e piccoli arbusti, circondata dalla foschia del fresco mattino ci ha dato il benvenuto nella sua terra. Abbiamo parcheggiato in campeggio e abbiamo perlustrato il centro turistico attorno poi, un'ora prima del tramonto ci siamo messi al volante e siamo andati ad ammirare uno degli spettacoli più belli del mondo. Una strana energia circonda la zona, non tutti la percepiscono ma c'è. Immensa, imponente, elegante si lascia fotografare dai milioni di turisti che ogni giorno la visitano. Per gli aborigeni è un luogo sacro, una connessione con madre terra, un punto di preghiera e di riti spirituali. Abbiamo percorso la strada che la circonda e ci siamo posizionati nel sun set lookout. Ogni minuto i suoi colori cambiavano in diverse varietà di marrone ocra fino a rosso viola, uno spettacolo veramente indimenticabile. Quando le ultime soffici luci davano spazio alle prime stelle abbiamo raggiunto il campeggio, abbiamo gustato la tanto attesa doccia calda. Abbracciati dai dolci 4° abbaimo cenato tutti insieme e abbiamo festeggiato il compleanno di Antonia (Albert ha superato se stesso cucinando in tempo record due tegge di tiramisù, dolce tanto adorato da Antonia, nell'area cucina del campeggio, privo di attrezzatura, il tutto senza farsi vedere). La giornata si è conclusa divinamente con i festeggiamenti, spumante, risate e la scandalosa partita dell'Italia contro in New Zeland. Giuste 3 ore di sonno e via di nuovo in movimento. Non possiamo perderci l'alba sulla grande roccia madre e mentre il sole stanco si svegliava lento noi eravamo già sul posto, con il dito sul grilletto, pronti a sparare 5000 fotografie al grande cuore palpitate, la grande regina che siede al centro di questa affascinante isola. Abbiamo percorso i 10 km di sentiero che la circondano caricandoci di positiva energia e forti emozioni poi ci siamo diretti verso Katajuta, la "sorella". Altra grande roccia che offre altrettanti forti emozioni specialmente nell'ora del tramonto.
Abbiamo impiegato un'altra settimana per raggiungere il Queensland divorando ogni giorno kilometri su kilometri apprezzando la selvaggia sensazione che ti offre outback circondati da un nulla che ti regala tutta la serenità di cui hai bisogno.

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