lunedì 14 marzo 2011

Hawaii's life style English/Italiano

Siamo atterrati dopo sei ore di volo sopra il Pacifico in tempesta, l'idea dello scendere dall'aereo ed essere accolti dalle ragazze hawaiane che ti adornano con le ghirlande di fiori è diventata finalmente realtà.....per quelli che avevano il pacchetto tutto incluso all'Hilton. Noi poveri viagiatori senza "pachetto" ci armiamo di buone speranze ed andiamo a cercare lo shuttle per arrivare all'hotel prenotato tramite booking.com. Finalmente e direi, di nuovo, caldo...25 bellissimi gradi serali e una trentina diurni all'ietano le nostre giornate di svago.
Ho aspettato una settimana dal mio arrivo sull'isola di O'hau x avere un quadro completo del posto e provare a riuassumere in un colpo solo tutte le mie impressioni. Non via annoierò dicendovi quanto è figo qui, quanto sono belli i pesci tropicali, i fondali marini e le palme che fanno da sfondo all'acqua turchese  su cui si riflettono montagne di foresta pluviale. Tutto questo lo sapete già, queste sono le Hawaii. Quello che vorrei cercare di trasmettere mentre leggerete queste righe è quello che di quest'isola non sapete. E' il come la gente ti guarda a primo impatto, come ti chiama, come ti rispetta. Ovviamente l'impatto con le persone è stato sempre blando e mai prolungato, per la semplice ragione che viaggiando con il babbo bisognava rispettare anche le sue di esigenze e dopo due anni di puro surf in Australia non era il caso di rovinargli una vacanza spingendolo in posti in cui si respira, si parla e si guarda solo del surf. Abbiamo comunque sempre mediato situazioni dalle quali si è tirato fuori il meglio. Le persone sono state una delle cose che più mi ha preso alla sprovvista, praticamente una marea di asiatici. Japponesi soprattutto, ho pensato che dopo aver attaccato Pearl Harbour si stiano facendo perdonare venendo qui a frotte in vacanza portando ricchezza. E poi gli hawaiani stessi che sono parte integrante delle culture delle isole del pacifico del sud. Sono praticamente Thaitiani, con lineamenti orientaleggianti. Cammino per le strade i mi ritrovo davanti questi ragazzi con i classici tattoo maori e samoa....rimango sbalordito dalla bellezza delle ragazze. Capelli lunghissimi scuri, pelle scura occhi neri e curve da...wow!!!! 
Poi siamo nel 2011 quindi ti ritrovi americani che si sono trasferiti, studenti universitari o sempicemente turisti che hanno deciso di ritirarsi al caldo.
Ma c'è un'altra specie che gironzola per l'isola aspettando il suo momento giusto x comparire. Alle Hawaii fare surf non è come negli altri posti del mondo in cui sono stato ad inseguire onde prima d'ora. Qui tutto dorme, il mare è calmo Nei negozi e per strada, appena ti addentri nei paesini di campagna fatti da questa specie strana, cominciano a chiamarti "bro" ed a trattarti come una persona normale. Non sei più un turista in vacanza a Waikiki...quando passi il confine della North Shore... Qui il concetto di vivere è basato sul mare, il loro credo, il loro dio e la loro forza arrivano dalla potenza dell'oceano. Qui non ci sono gli hotel, non c'è la spiaggia attrezzata, nn ci sono i ristoranti. Come i primi polinesiani arrivarono a bordo delle loro canoe dopo aver attraversao il Pacifico e non sapendo come superare i reef si inventarono questo scivolare sulle onde per raggiungere le spiagge...è come se tutti i paesini qui vivessere in un'atmosfera sospesa dietro i reef ad aspettare. A vedere le loro foto, la loro arte ed il loro modi di vivere fatto le loro case le piccole attività gestite da chi non ha un altro scopo nella vita se nn regalarsi un incontro con il proprio dio. Ci si rende subito conto di come quello che sono stato abituato a vedere come uno sport, qui diventa un esperienza mistica. Sin dal primo surfista conosciuto ai più per aver surfato le onde della North Shore per puro divertimento, tale Duke...dopo di lui altre decine e poi qualche centinaia di altri piccoli uomini decidono ogni anno durante la stagione invernale di sedersi sulle spiagge di Haleiwa, Waimea, Sunset beach e Pipeline...ad aspettare il loro momento del giudizio. Ci sono momenti in cui non basta essere dei surfisti, non serve essere muscolosi ed ancor di più non importa chi sei e ciò che fai nella vita. Quando arriva lo "swell" da queste parti si parla di 20ft (6metri) d'onda quando è piccolo fino ai normali 30ft (9-10mt)....onde che rompono su rocce quasi affioranti e che ti chiudono sopra la testa con la potenza di un treno in corsa. Quando ti ritrovi, di fronte a questo spettacolo e decidi di uscire in mare...l'unica cosa che importa è ciò in cui credi. Ma ci devi davvero credere...il mare poi farà il resto. Dirigere verso la lineup e cercare di cacciare uno di quei mostri vuol dire mettere la propria vita sul filo del rasoio...mentre guardi il muro che si alza sotto di te e pensi che devi scenderlo, cominci a pensare che sia fisicamente impossibile sfidare quella forza...se alla fine ti rendi conto di avercela fatta, l'unica cosa che senti è che hai voglia di farlo ancora ed ancora...

Queste sono le frasi e racconti di chi queste esperienze le ha vissute, di chi è diventato leggenda grazie alle sue imprese, di chi è morto sotto la potenza di quelle onde e di chi a diciotto anni ha vinto la competizione dell'anno cavalcando quei treni....io purtroppo o perfortuna non ho avuto la possibilità di vedere nemmeno l'ombra di queste mareggiate epiche...mi sono dovuto accontentare di respirare l'atmosfera dell'attesa sedendo con loro sulla sabbia....ed è solo quando li vedi tutti in acqua, formare un cerchio e prendersi per mano urlando i nomi di tutti quelli che da quelle onde epiche nn sono più tornati...che mi considero fortunato a non essere stato presente....per il semplice fatto che io...ci credo.

Aloha



After six hours flying over the stormy pacific, we landed in hawaii, and the idea of recieving a necklace of flowers from local girls was finally really... for the people who were staying at the hilton hotel. For us poor travelers, without an all inclusive booking, we could nothing but our hopes to go and try to find the shuttle to the hotel that we had booked on booking.com. Finally hot weather again, 25 beautiful degrees at night and 30 during the day, giving our relaxing days a nice touch.


I waited a week after i landed in O’hau before to write this post because i wanted to be able to express all my emotions and feeling in one big post.

I’m not going to bore you by telling how beautiful it is here, the tropical fishes, diving, palms that are the background of a deep tourquoise water, wherein mountains reflect themselves, smiling to the sun with the rain forest.. You already Know this…damn, this is Hawaii. What you probably don’t Know, and what i’d love to share with u is how the locals look at u at first, how they call you, how they respect u. Obviously i couldn’t have a long interaction with them considering i’m travelling with my dad, who doesn’t speak english at all and has his abits to respect. I couldn’t take him to surf everyday when he barely Knows how to swim, and i couldn't pretend he waited for me on the beach for hours, but we still found good things to anyway, completing it all with a touch of healthy surf. In this place where you can breath, speak and see only surf.

I was impressed at first by the quantity of japanese on the island. I thought they were asking forgivness after the attack on pearl harbour by bringing money to the islands….but the Hawaiian people are part of the south pacific island culture,.. they are very similar to Tahitian people but then their faces have a faint brush of asian in them... I’m walking on the street and i see this massive Maori tattoo on awesome guys and girls with long dark hair, black eyes and curves…wowowowowow!!!

Then we r in 2011 so u can find everything here, from a student, to retired americans or a tourist who liked the place and so moved here in the heat of the moment.

But there is another species of people around the island, someone who’s waiting for his moment to show up. In Hawaii surf is not like anywhere else in the world i’ve been before. Everything seems to slip here, the sea is calm. In the shops and in the country villages made by these people, they call u folks or bro and u feel like a normal person. You are not anymore a tourist on holiday in waikiki where u go over the border of the North shore. Here the concept of living is based on the sea, their beliefs,.. their power arrives straight from the ocean. There isnt hotesls here, nothing on the beach, no restaurants. Its like when the first Tahitians arrived here, when to avoid the reefs for getting to the beach they invented how to surf with their canoe. It is like everyone is living a suspended life, waiting behind a reef.

Looking at their art, their pictures, at their business and houses, listening to their story…it is like everyone is waiting to meet their god. I realized quickly that here surf is not how i have always looked at it…here it is not a sport… here it is a meeting With your own god. Surf becomes here a mystical experience. Since The first who surfed for fun…Duke…after him hundreds and thousands of people decide every year during the winter season, to sit the north shore’s beaches like Haleiwa, Waimea, sunset, Pipeline…to wait their meeting. Sometimes, There are moments When being a surfer is not enough , doesn’t matter if u have muscles or what u do for a living... When the swell comes in this side of the world we are talking about 20 feet at least but usually 30ft waves braking into a shallow reef and close on your head With the power of a running train. When you are in front of this amazing show…the Only thing that matters is what u believe in and how much. The sea will do the rest. Going to the lineup trying to catch a monster like that is like to put your life on the line ….while you are watching the rising wall underneath, you think how is it possible to make it and deal with that power…if at the end u realize that u made it…the Only thing u want is to do it again and again….

These are only the feelings and stories of people who lived it, of the people who become legends for their achievements here, of the people who died under this power, or the experiences of an eighteen year old who won one of the biggest contests on the island dealing with those waves



Unfortunately i wasn’t there when the swell was…i never saw these epic waves….but i was happy sitting with the locals on the beach, waiting and hearing their stories….and only When u see them in the water, making a circle and holding each other’s hands, yelling the names of those who didn’t come back from the waves…only then you understand...

it was probably lucky i wasnt there when these waves were..

…because…

i believe….

martedì 8 marzo 2011

Seconda settimana di New Zealand by David

Wow. Ciò che mi appare istintivamente in testa mentre mi rivivo con la mente questa seconda settimana è WOW. Il terreno che calpesto si è fatto velocemente più solido e sicuro, i muri che mi circondano hanno cominciato a diventare casa e il feeling che inizialmente non era proprio dei migliori è mutato dolcemente e sta mutando ogni giorno che passa. Precismente il 3 di marzo è successo qualcosa di particolare, qualcuno ha scosso la linea del mio destino, qualcosa ha dato una spinta alla mia esperienza. Alla 10 ero in piedi, doccia fredda, due eggs on toas e via a farsi inghiottire ancora una volta dalla city. Sarà stata un'impressione mia ma veramente sembrava che la gente mi guardasse e sorridesse in maniera differente, sembrava riuscissero tutti a percepire questa mia solarità interna che sinceramente anche io facevo fatica a concepire. Ero carico, potente e positivo. Sono andato al post office per spedire dei documenti e mentre ero li sereno in colonna, immerso nei miei pensieri ho notato questa ragazza, seduta su dei divanetti d'attesa che mi fissava. Ci siamo scambiati un sorriso. Dopo circa 3 minuti ero seduto ad un tavolo poco distante e mentre scrivevo i vari indirizzi e parlavo con questi due ragazzi dall' Uruguay lei si è avvicinata, mi ha lasciato sul tavolo un bigliettino con nome e numero e sorridendo se ne è andata. Si chiama Eve, scrivo seduto sul divano del suo salotto in questo momento. Mi ha offerto casa, lavatrice, doccia, compagnia senza chiedere nulla in cambio. Mi sento fortunato.
Sabato mattina, un'altra giornata positiva. Alle 9 ero in piedi, doccia fredda, 2 eggs on toast e sotto una pioggia incessante, mi sono diretto al car market. L'ho notata subito. Era li anche la scorsa settimana ma costava il doppio. Mi sono avvicinato, l'ho studiata, ascoltata, ho cercato di tirar fuori tutta la mia esperianza per capire che vita aveva vissuto fino al quel momento. L'ho provata. Ci ho parlato. Ho contrattato e si, l'ho comprata. ( Subaru Legacy 1996, 260.000km, 2500cc petrol, 4wd, superwagon, verde foresta, $1600) Ora stiamo insieme, si chiama "diotestradora". E' la mia nuova macchina, la mia nuova morosa, compagna di viaggio e chiacchere, lei è la mia nuova casa. Dopo qualche lavoretto di sistemazione e tanta pulizia siamo praticamente pronti per partire. Mi sento fortunato.
Lunedi sera, una serata spettacolare. La settimana scorsa avevo contattato Roselyn, sorella di Sylvia (nostra nonna di Perth) e avevo avuto l'impressione che, come la sorella fosse davvero una bella persona ma non immaginavo cosi. Alle 7 ero in una delle più belle case io abbia mai visto, con una birra ghiacciata in mano, di fronte ad una vista mozzafiato della città in mezzo a persone dalla gentilezza e cordialità indescrivibili. Abbiamo mangiato pesce fresco, bevuto buon vino e dialogato di vita con la massima serenità. Mi hanno riempito di ottime informazioni, consigli e dritte su questa isola che ora sono ancora più curioso di scoprire, mi hanno regalato una muta adatta per quando surferò in queste fredde acque e un quintale di squisita torta fatta in casa da gustarmi durante il viaggio. Penso di averli ringraziati un milione di volte ma non è ai abbastanza, persone cosi meritano il meglio. Roselyn, Paul, Adam, grazie infinite. Mi sento fortunato.
E la domanda che mi risuona in testa è: "Può davvero essere solo fortuna?"
Probabilmente per un pò sarò assente, vagherò on the road e mi immergerò nel selvatico. Ci risentiamo presto.



Wow. What  instinctively appears in my head if I relive in my mind this second week is WOW. The ground became quickly  more solid and secure, the walls around me started to become a home and the first feeling that it wasn't the best is gently changed and is changing every day. March 3 something special happened, someone has shaken the line of my destiny, something has given a boost to my own experience. At 10 o'clock i was awake, cold shower, two eggs on toas and out to be swallowed again by the city. I don't know what was but my impression has been that people seemed to really look at me and smiled in a different way, seemed  everyone could feel my inner  energie that was difficult to understand also for me. I was full, powerful and positive. I went to the post office to send documents. I was there, immersed in my thoughts,. I noticed this girl sitting on the benches waiting looking at me. We exchanged a smile. After about 3 minutes i was sitting at a table not far and while writing the various addresses and talked with these two guys from Uruguay she approached, she left a note on the table with name and number and she left smiling. Her name is Eve, I writing sitting on the sofa in her living room right now. He offered me the house, washing machine, shower, company without ask anything in return. I feel lucky.
Saturday morning, an other good day. At 9 o'clock I was standing, cold shower, 2 eggs on toast and under a heavy rain, i went to the car market. I noted her immediately. She was there last week but the price was twice. I approached her, I studied her, i listened to her, I tried to pull out all my experience to understand which kind of life had lived up to that time. I tried her. I talked to her. I traded, and yes, I bought her. (Subaru Legacy 1996, 260.000km, 2500cc petrol, 4WD, superwagon, forest green, $ 1600) Now we are together, is called "diotestradora". It 's my new car, my new girlfriend, traveler and chat mate, she is my new home. After some works and a lot of cleaning  we are almost ready to go. I feel lucky.
Monday evening, a spectacular evening. Last week I contacted Roselyn's. She is Sylvia's sister (our grandmother of Perth). I got the impression that, like her sister, she was really a nice person but I did not imagine that much. At 7 i was in one of the most beautiful houses I've ever seen, with a cold beer in my hand, in front of an amazing view of the city, among people with indescribable kindness and friendliness. We ate fresh fish, drinking good wine and dialogue of life with peace of mind. I was filled with good information, advice and tips on this island that  now i'm even more curious to discover, they gave me a wetsuit for when i will surf in these cold waters and a ton of delicious homemade cake to be enjoyed during the trip. I think i thanked them a million times but i feel is never enough to people like this who deserve the best. Roselyn, Paul, Adam, thank you very much. I feel lucky.
And the question that i have got in my head is: "Can it really be just luck?"
Probably i will be absent for a while. I'll wander on the road and i'll plunge myself into the wild. Talk with you again soon.



sabato 5 marzo 2011

Route 66 lungo i deserti dell'Arizona....fino al Grand Canyon e Monument Valley by Albert










Sapevamo che eravamo un pò tirati come tempi, Vegas era l'unica tappa in cui volevo incastrare un pò di cose che sulla mia lista delle cose da vedere nella vita non potevano mancare. Dopo una seratona nella più psichedelica delle città, abbiamo fatto scattare la sveglia alle cinque e mezza e puntato il cofano in direzione del deserto, lungo la Route 66 su fino al Grand Canyon. Ero super motivato appena partiti, ormai le distanze nn sono una cosa più così spaventosa dopo un giro completo d'Australia. L'aver sentito il Davide la sera prima mi aveva messo di buon umore, sapere che un amico sta vivendo la sua leggenda personale con energia e felicità, mi aveva dato lo stimolo per mttermi alla guida sreno con un pò di buona musica. Dopo cinque ore di guida avevo la faccia che mi cascava dal sonno ed ho piazzato alla guida il mio copilota. Strada dritta e navigatore impostato, altri cento kilometri a dritta poi svolta a destra ed altri duecento fino al nostro primo stop a Grand Canyon Village. Mi sono addormentato come un bimbo, un sonno così profondo che ho persino sognato di surfare a Trigg Point in Perth. Quando ho aperto gli occhi, il vecchio mi guarda con sorrisetto da faina e mi chiede qual'era l'uscita che doveva prendere a sinistra perchè lui non ne aveva viste. Nella mia visuale c'era ancora nebbia, avevo la bocca impastata e la gamba destra informicolata al punto che poteva essere quella di un'altra persona. La mia bussola interna aveva l'allarme acceso, la mappa e l'orario confermarono i miei sospetti. Il babbo aveva guidato un'ora e dieci nella direzione sbagliata. Facendo un piccolo calcolo eravamo cento quaranta kilometri dopo il punto dove avremmo dovuto svoltare. E' stato carino da parte sua non volermi svegliare pur avendo il dubbio di dove andare, solo un amore paterno può giustificare il fatto che lui cercava un uscita d'autostrada sulla sinistra, quando ovviamente come in tutte le autodtrade del mondo si esce a destra e poi gli svincoli ti dirottano nella direzione ce devi seguire. Ho deciso che dopo averlo visto perdersi in tutti gli hotel che simao andati ed avermi portao quasi in Colorato invece che nello Hutah da oggi lo chiamo Bussola!! Comunque tutte quelle ore in macchina, sono certamete valse la pena quando, abbiamo fermato la macchina in mezzo alla neve e ci simao affacciati su quella che probabilmente è stata la visuale più ambia che i miei occhi abbiano mai visto. Woooow, nn riuscivo nemmeno a mettere a fuoco al cento percento. Incredibile e stupendo, anche bussola è rimasto senza parole. Avendo percorso il South rim, cioè il percorso che corre a sud del Canyon, ho poi puntato attraverso Cameroon e su fino a Page dove il mattino seguente sinamo andati a fare un tour sull'immensa diga costruita negli anni sessanta. Un altro spettacolo considerando l'ubicazione geografica, cioè in mezzo a terre indiane nel più puro dei deserti di roccia rossa che mi facevano sentire a "casa Australia". Un altro brivido lungo la sciena quando davanti a noi sono apparse le prime formazioni tipiche della Monument Valley. Lo spirito del viaggio si stava facendo sentire ed era impossibile nn rendersi conto di quanto nonostante avessimo visto e rivisto alla Tv titti quei posti, esserci è sempre un'altra cosa. Con calma prendiamo la via del ritorno verso Vegas...anche Bussola è tornato alla guida..ma stavolta in rettilineo di trecento kilometri...ho dormito con un occhio aperto lo stoesso. Mi è dispiaciuto non avere moltissimo tmepo da dedicare alla cultura degli indiani d'america, abbiamo attraversato le loro terre  e pranzato con loro ed avrei avuto mille cosa da chidere. Per stavolta mi accontento di aver assaporato la loro cucina, i loro sorrisi e quel modo così differente di vestire, indossare gioielli e nn parlare con i tavoli vicini. Magari avrò un'altra possibilità di incontrarli un giorno, per il momemnto mi devo accontentare di aver respirato l'emozione di un viaggio senza tempo attraverso rotte leggendarie.  


English

We knew we only had a short time in Vegas and I wanted to fit in all the things that were on my list of things to see at least once in my life... So after a huge night in one of the most psycho cities in the world, the alarm rang at 5.30am... We put the car in drive and headed to the desert, along route 66, to the grand canyon.


I was very motivated early in the morning (the distances don't scare me anymore after a whole loop of Australia) and I had heard from David the night before. Knowing he was living his personal dream had put me in the right mood to drive,with a bit of good music on. After five hours of driving, my face was coming off and i was falling asleep at the wheel, so my dad started to drive. I gave him the directions; it is a big straight road for a 100km, turn left when it indicates, and then it is another 200km till the canyon. Easy. especially with a set gps.

I slept like a baby. I slept so deeply that I dreamt i was surfing at trigg point in perth. When i opened my eyes my dad was looking at me with a guilty face asking where this exit was that he should have taken... “Because I didn't see anything on the left...” I could only see fog. I felt like i was still sleeping. My mouth was very dry and my left leg felt like it wasn’t mine. The interior compass alarm was on and both the gps and map confirmed we were 140km out of our way... My dad had driven for 140km, in the wrong direction. It was very nice of him not to wake me up even though he wasn't sure of the direction, but not even a parent’s love can justify the fact that he was looking for an exit on his left, when on every freeway on this side of the world the exits are made to the right... AFTER the exit, you turn left. I have watched him get lost in every hotel we have stayed in, in every city we have walked, and now also on the road. I have decided his nick name is Compass.

Anyway, the trip and all the hours in the car were worth the view we saw when we parked the car close to the snow and saw the canyon. Wow. My eyes had never seen something so big. I couldn't even focus properly... amazing. Even compass was breathless. Driving along the southern rim of the canyon, I stopped every second km to enjoy the view... I drove through Cameron till Page, where we had a tour of the massive dam the next morning. That was amazing, especially considering the location. We were right in the middle of the red desert, which made me feel like i was “home” in Australia, but we were on Indian land. Another shiver was sent along our backs when the monument valley appeared in front of us... the spirit of travel was there with us, and it was impossible not to notice how even though we have seen these places so many times on tv, to actually be there was super special. Calmly we drove back in the direction of Vegas. Even compass drove again... but this time for 300km straight.. and i slept with one eye open.

I'm a little bit sorry that we didn't have time to get to know the Indian’s culture better. We went through their land and saw how they live. We had lunch with them too, but we didn't have the chance to ask them many questions about their life. For now i guess i should be happy just to have eaten with them, to have seen their beautiful dress and jewellery and how funny it is that they don't talk to any of the other tables close to them. Maybe one day I’ll meet them again... but for now I’m just enjoying my trip along legendary routes.

mercoledì 2 marzo 2011

Prima settimana di New Zealand by David

Eh che dire... è un po' come rinascere di nuovo, tutto è nuovo, tutto è sconosciuto. Anche io, guardandomi allo specchio faccio fatica a trovare la mia australiana espressione di sereno piacere e legame con il tutto che mi circonda. La Nuova Zelanda. Mi risulta quasi difficile buttare giù giusto quattro righe per definire questa mia prima settimana, mi fa strano, lascio aperto il cervello ma i pensieri sono un po' compattati, un po' chiusi in loro stessi, un po' come sono io in effetti. Ciò che vedo è tutto molto bello. Bella gente, belle ragazze, bei palazzi, belle vie, bei porti, bei tatuaggi, bello tutto ma non c'è feeling o per lo meno non c'è il feeling che cercavo e io che son pieno di energia, pronto per spaccare tutto mi rendo conto che non c'è niente da spaccare qui. Decisamente tutto questo mi porta a pressarmi un po' e devo fare devo vedere, devo andare, devo devo devo e alla fine mi scordo di mangiare, fare fotografie o integrarmi con la gente. La vita in ostello è spettacolosamente cacca. Dormo in una stanza senza finestre con altre 5 persone, maschi o femmine che ogni giorno cambiano, ogni giorno si danno si “reciclano”, loro arrivano e vanno e io resto li e ogni sera c'è uno nuovo con la sua storia nuova. Ho fatto a occhio almeno 70km a piedi in una settimana. Ho visto Auckland in quasi tutta la sua vastità e sinceramente, nonostante il suo fascino non vedo l'ora di scoprire questa terra nel suo cuore selvaggio, voglio vedere la vera New Zealand, con la montagne, i fiumi, le spiaggie e le onde, la voglio vedere sotto la maschera di acciaio e cemento che ne nasconde l'identità.
Ho un conto in banca, ho un numero di telefono, sto cercando un mezzo valido e sono pieno di energia e voglia di cavalcare questa terra a bordo della mia libertà.
É la prima vera forte esperienza in solitario e non è per niente semplice. Sembra di essere sulle montagne russe, ci sono dei momenti in cui sei su, in alto, carico e positivo e tutto gira come vorresti e dei momenti che voli giù in picchiata verso un buco nero e sembra che intorno a te tutto sia merda e la sfiga si sia innamorata del tuo culo. È la prima vera forte esperienza in solitario e sono tanto contento di esserci. Sono contento per quello che i miei occhi vedranno, le mie mani toccheranno e il mio cuore immagazzinerà. Sono contento per l'esperienza, perchè so che non è da tutti (come giustamente ha detto mai sorella Erica al telefono qualche sera fa), perchè so che comunque vada tutto ciò che mi lascierà sarà un grande piacere interiore e un sincero sorriso nel cuore.
Quando sei solo pensi. Io penso tanto. Penso a me a come sono in continuo cambiamento e crescita, a come vedo diversamente il mondo e il mio futuro e a come ricerco i segni che mi condurranno alla realizzazione dei miei sogni. Penso a Melbourne, a chi ho lasciato, quanto importanti sono certe persone e a quanto sono stato fortunato ad incontrarle. Penso ad Albert, migliore amico e compagno di viaggio che potessi mai desiderare che con il suo papi si sta sparando un viaggione della madonna percorrendo tragitti che sogno da anni di percorrere. Penso agli amici fraterni che a casa continuano la loro esistenza e mi vivo il momento in cui li riabbraccierò. Penso al ritorno in sella della mia belva, in giro per motoraduni con i fratelli bikers. Poi penso a mia madre e a mio padre e a come deve essere avere un figlio che inizia il suo terzo anno lontano da casa. Forti loro eh!! Viaggio con la mente e immagino il giorno in cui, suonerò il campanello di casa mia, stanco e felice, con il capello spettinato e la barba un po' incolta, con il mio borsone e la mia tavola da surf in spalla e dirò:” prenotate le pizze, sono tornato!”Penso a quanto tempo passerò in compagnia di mia sorella che sta diventando una donna. Penso a quando porterò fuori a cena le mie zie e i miei zii, giocherò con i miei cuginetti che non son poi più tanto “etti” ormai e penso alle lunghe chiaccherate con i miei nonni. Quando sei solo pensi e io penso davvero tanto, senza nostalgia, rimpianti o necessità solo pensieri, teneri e soffici che accerezzano la mente e scaldano lo spirito.
Dentro sono felice, consapevole delle difficoltà, lottatore fino alla fine, pieno di voglia di realizzarmi e di raggiungere i miei obbiettivi, vagabondo in un mondo nuovo, naufrago in un oceano di incertezza sorretto però sempre da sani principi, forti idee ed esperienze, sogni grandi e dalla presenza nel mio cuore di persone che mi amano davvero.

martedì 1 marzo 2011

La dolce vita, dalle colline di San Francisco all'hangover di Vegas.....by Albert


















Il viaggio sta proseguendo magnificamente, dopo due anni che nn ci si vede con il babbo abbiamo sempre un sacco di cose da dirci e il tempo passa sempre troppo in fretta. Mentre ci siamo lasciati alle spalle la grande Los Angeles e le sue contraddizioni, percorrendo la Pacific Hwy ci spariamo tutti gli angoli delle spiagge più rinomate e non a caccia di qualche onda e di qualche bello scorcio. Da Santa monica a Malibu, Santa Barbara e Pismo Beach poi Monterey e Santa Cruz....passando per tutti quegli spot del surf che solo chi si alza sulla tavola sa cosa intendo quando parlo di Malibù, Rincon, Steamer Lane, e Santa Cruz. Affondiamo nelle radici culinarie obrobriose degli americani e ci divertiamo comunque a prendere a schiaffi il nostro stomaco con un sano approccio ironico che ovviamente nn manca mai. Durante il viaggio conosciamo persone interessanti che ci danno info utili per deviare o conpletare il nostro itinerario fino all'entrata nell magica San Francisco. Come nei film, è ciò che i viene in mente per descriverla, un sali e scendi di strade tutte perpendicolari che regalano viste mozzafiato sulla baia che si estende praticamente tutt'attorno la città. Gli spazi sono immensi, ma nn troppo, si respira un aria molto europea e di classe ma senza esagerare, quel giusto che quando mi trovo di fronte a sensazioni del genere mi fa quasi venire voglia di trattenermi qualche mese per scoprire meglio cosa succede in posti come questo. Lunghe, lunghissime camminate hanno scandito i nostri giorni in città e devo dire che ne è valso la pena. Gli autobus sono rpaticamente ovunque ed il classico trenino al quale ci si attacca e si rimane appesi al di fuori mentre si sale o discente la collina è diventato perlopiù un atrazione turistica che merità una foto e poc'altro. Le cose più interessanti probabilmente sono attorno alla zona di Union Square ma ovviamente la città è grande e club, ristoranti, teatri e persone interessanti non si smettono mai di vedee ad ogni angolo. China town per me rimane sempre un "must", forse perchè provo nostalgia delle mie gite culinare a Perth o Melbourne, o magari solamente perchè l'Asia quando la provi o l'ami o la odi...ed io credo di aver instaurato una relazione stabile con lei. Nella mia ultima serata in città vengo anche accalappiato da una ragazza simpaticissima che sull'autobus mi ha raccontato la stora della sua vita e per pur spirito di compagnia mi ha fatto fare una camminata nel quartiere di Nob Hill dal quale di sera si possono vedere scorci della città in notturna davvero magici. Con una pizza anche buona a north beach, il quartire italiano, salutiamo San Francisco e mentre l'autista russo che nn parla inglese ci accompagna all'aeroporto, la mia guida è già aperta su Vegas. 
Un'ora e un quarto di viaggio e simao nella più luccicosa, lussuriosa e lussuosa delle città. Probabilmente uno di quei posti dove è facile dire che nn c'è niente di speciale una volta che ci si è stati. Ma decisamente un posto da vedere una volta nella vita. Tutti quei posto visti e rivisti nei film ci hanno trasportato in un mondo fatto di luci, soldi e puttane. Si, prostitute ovunque...non che le vedi sulla strada ma è bello il fatto che proprio per la strada, invece che venderti la droga o i funghetti allucinogeni come in ogni città normale, qui ti sganciano cataloghi con tanto di fotografie e numero di telefono, garantendo il soddisfatti o rimborsati e la consegna del pacco in meno di mezz'ora dalla chiamata. Mi piacerebbe proprio vederlo quello che si fa rimborsare perchè nn soddisfatto!!!! Comunque a parte le stronzate questa città è tutta da vivere. Noi lo stimao facendo a modo nostro, con la musica dei Kings of Leon a palla ed il tettuccio del cabrio supersport a noleggio apero. E ci sono momenti nel diario di un viaggiatore in cui lo sai di star vivendo qualcosa che nn ti scorderai mai....quando fermo allo stop di un semaforo con la musica alta, la Tour Eiffel da un lato ed i Cesar Palace dall'altro e tuo padre che si vergona come una larva xchè attorno tutti buttano l'occhio a quei due incamiciati...li lo sai che se un fulmine ti colpisse, saresti sereno di aver portato il tuo vecchio a spasso per posti che per lui rappresentano la luna.