giovedì 27 settembre 2012

Heading to paradise

Quando viaggio sono in grado di nn pianificare, ma agire all'istante. Nn farlo a volte potrebbe costare troppo tempo e quando ci si diverte i giorni corrono veloci come il vento. Era ormai il secondo pomeriggio che trascorrevamo alla scoperta dei minuscoli villaggi circostanti kuta lombok....e il pallino di proseguire aveva cominciato ad accendersi dentro qlcno di noi....partendo da Alice ha poi contagiato me, Barbara ed il pacifico Cristian...in meno di 30 min avevamo fissato appuntamento con pseudo driver nell'ufficio di una signora in pigiama, valutato le opzioni di ritorno a Bali nei giorni prossimi venturi, e raccolto info su cosa ci saremmo dovuti aspettare durante l'attraversata dell'isola e l'arrivo a Sumbawa.


Partenda l'indomani dopo la surfata mattutina...tutto liscio come l'olio...ancora una volta avevamo visto le nostre tavole sfrecciare lungo le onde e apprezzato le ragazze rinfrescare i principi di galleggiamento di un corpo sotto le onde....ora mi ritrovo a guardare l'asia che ci circonda dal finestrino di un'auto....mi concedo il lusso di osservarlo anche in bianco e nero tramite l'obiettivo dela mia camera...e di rubare attimi di cultura da portare con me...non che ne sentissi realmente un bisogno...solamente uno sfizio che mi aiuterà ad essere più felice quando sarò lontano da qui. Non c'è un secondo di questa cultura che mi lascerei scorrere davanti agli occhi senza averlo assimilato...sembra che le diversità e i sorrisi si riuniscano tutti sulla nostra strada...mentre attraverso quest'isola mi dedico quegli attimi...senza troppo pretendere...colori e sfumature che si attorcigliano al cielo in quel caos calmo delle vie indonesiane.




Finalmente scendo a comprare i biglieti del traghetto e conosco i primi 5 poliziotti onesti e super simpatici di tutta l'Asia, volevano farsi l'immancabile foto insieme al turista bianco e parlare un pò delle solite cose...



"uot is ior tim mai prend?"







Tanto sono preso dalle chiacchere che nn mi rendo neanche conto di come è fico il porto di Labuhan...incastrato in mezzo alla foresta con navi appoggiate su di un lato e tenute a secco dalla bassa marea e la natura più rigogliosa che da sfondo a barche e navette di ogni genere. Mentre saliamo ci offrono ogni tipo e genere di cibo e bvande, cominciavamo a sentirci persino importanti xche su tutta la nave solo noi avevamo l'onore di tutto questo cibo...poi gli sguardi delle persone ci ricordava che siamo in paese musulmano durante il ramadam e che qui prima del tramonto nessuno tocca ne cibo ne acqua...poco male, ho pensato, come dice la mia amica Reika...essere un senza dio a volte aiuta.



Come sempre più spesso accadeva, più ci allontanavamo dalla frenetica e chiassosa vita di Bali, e più le persone si dimostravano realmente interessate a fare conoscenza. Le persone sorridono e i ragazzi cercano di trovare il coraggio per rivolgerci la parola...appena uno ci riesce, sospirando guarda gli altri attorno a lui con aria da bullo pavoneggiando che sta parlando con uno straniero...e tutto questo ci fa sentire onorati e sempre più aperti a coinvolgere altre persone nelle super risate del ponte numero 1C.





Cala la notte su di un cielo grigiastro...ma le luci di sumbawa sono già li. Nessuno di noi si è molto informato su cosa ci sia realmente da fare sull'isola....guida alla mano, giusto uno sguardo ai luoghi del surf...taxy e dopo 3 ore siamo in un buio ma accogliente surf camp, sdraiati su di un'amaca, davanti al fuoco sulla spiaggia. Tutto era reso surreale dall'oscurità e dalla tranquillità di quel luogo....il mare...lo potevo sentire di fronte a me...ma il monello nn si voleva far vedere.
Dalle prime informazioni raccolde dagli unici 2 turisti che abbiamo incontrato...eravamo nella spiaggia di Yo Yo's ...uno dei migliori surf spot al mondo. Onestamente nn ne avevo mai sentito parlare, ma come spesso capita in questo mondo di surf....nn si è mai finito di scoprire dove rompe un'onda perfetta.
E infatti...eccoci svegli all'alba che ci stropicciamo gli occhi davanti a quella che probabilmente sarà una delle giornate più sceniche di tutto il viaggio...quasi indescrivibile vedere ora con la luce del giorno, dove eravamo capitati. quello che probabilmente era stato un posto visitato solamente da professionisti venuti da molto lontano, che era stato mantenuto segreto fino a quando le prime barche di surfisti turisti nn cominciarono ad arrivaare insieme a qualche coraggioso che ci provava dalla spiaggia....beh...ora...era li...davanti a noi...con delle onde che sembravano un dipinto di Hilton Alves...un mare azzorro verde, tartarughe che affioravano ovunque e quell'atmosfera che non perdona. Quella che i trasmette sensazioni positive...energetiche...meditative. mi rendo conto di questo solo quando i miei pensieri mi isolano dal resto del gruppo....avrei potutto essere ovunque con chiunque...ma seduto davanti a quelle onde..nn avrei esitato mai...il posto era magnificamente terribile...tecnico e perfetto. Come ogni tanto capita nel surf....mentre ti infili la maglia e allacci il leash cerchi di fare ed essere il duro della situazione...dentro te lo sai benissimo che in giornate come quelle non esistono mezze misure per la gloria. 
Sarei stato soddisfatto anche solamente di essere in grado di andare oltre il break, fare un duck diving ed osservare gli altri. Ma poi qlcsa mi avrebbe portato a provarci...e sarei qui a scrivere la solita storia di surfate leggendarie...
Effettivamente ho avuto il mio momento di gloria...ho surfato la mia onda, ma ho fatto cagare...avevo paura. Sono riuscito a prendere 3 onde in 3 ore...la dimensione ed il take off estremo erano qlcsa a cui nn ero più abituato. Quando arrivavano le barre sul reef ero estasiato nel vedere alcuni ragazzi infilarcisi dentro con un salto nel vuoto...nn riuscivo ad immaginarmi fare lo stesso...quando arrivavano i set...l'unica mia priorità era la sopravvivenza.
Avevo fatto bella figura con tutti...tranne che con me stesso. Mi sentivo bloccato nonostante mi fossi lanciato più di una volta giù dal muro con discreto successo. Avevo qualcosa dentro che nn voleva uscire.
La notte stessa dopo aver girovagato per il sud dell'isola in motorino alla ricerca del nostro amco "drago leccatore" (drago di komodo, soprannominato cosi da Alice x motivi ancora da sapersi)...ho sognato di essere davanti a mio padre. Lui è un tipo che non chiede mai, al max ascolta...e vive nella sua unica tranquillità d'animo. A metà fra un saggio e uno di quelli che se il mondo dovesse cadere...speriamo che cada un pò più in la. Anche in sogno mi faceva strano sognarlo...ma lui era sorridente. Non diceva nulla...solo aspettava. E mi guardava.
Quando mi sono svegliato, un qualcosa era uscito. Ero fiero. Comunicativo. Potevo di nuovo sentire la voce del mare...erano due settimane che surfavo tutti i giorni...e nn l'avevo sentita ancora...
Ho preso la tavola e con il mio gruppo di amici sono andato a divertirmi dove il giorno prima. Ancora una volta in acqua da solo...ho disegnato la mia giornata leggendaria, scandendo i miei ritmi...e dichiarandomi ai sospiri del mare.

N.B. se decidete di visitare Sumbawa...ricordatevi che in qualunque parte dell'isola chiederete un info sui taxy ed i trasferimenti...al vostro hotel arriverà un auto. Noi alla nostra partenza avevamoun auto a testa.