mercoledì 10 ottobre 2012

Ogni luogo ha la sua storia...a scriverla siamo noi...by Alberto



Mentre siamo sull'aereo che ci riporta a Bali sento quello che mi immaginavo di avvertire. Quella sensazione di tuttotondo intorno...di quando ogni cosa è andata meglio di come doveva andare. Mi sentivo compiuaciuto x aver attraversato alcune delle isole più belle che abbia mai visto, conosciuto persone belle e brutte...essermi fatto trasportare dagli eventi e allo stesso tempo cercato di controllarli. Non m'importa molto di ciò che è realmente stato fatto...ma più di tutto gli obiettivi che ho raggiunto nel farlo. E' come passare oltre un confine mentale che, a volte sembra perenne ed invalicabile, altre scompare sotto i colpi dell'esperienza e del confronto facendolo comunque rimanere la mia grande sfida. E' la mia montagna, quella dove arrivare in cima nn è essenziale...ma avanzare in un qlsiasi senso è d'obbligo. Con il sorriso stampato ed il mio diario alla mano, mi preparo all'atterraggio, negli occhi di Alice la felicità di chi ha vissuto momenti unici ed il terrore di chi sta volando con un bielicca con una delle più sconosciute compagnie Indonesiane, in quelli di Barbara....nn lo sappiamo bene dato che soffre di sonnolenza da mezzi di trasporto!!!
Ma avverto cmq che un pò di tristezza ci sta pervadendo causa l'imminente distacco. Le nostre due donzelle ci lasciano e se ne tornano nella calda Italia...io invece mi preparo ad affrontare un'esperienza che probabilmente era sulla lista da tempo. 


E' in mezzo al caos di Legian rd che vedo spuntare dall'altro lato della strada, il sorriso e le occhiaie di colui che era stato mio compagno di banco x anni a ragioneria, e primo vero compagno di viaggio nell'ormai lontana avventura di "fuga dalla scuola/vacanza/lavoro" a Londra in quel del 2001.
Umberto, un rapporto contrastato il nostro, fatto di stima ed invidia. Compagnie e stili di vita diversi ma con un unico comun denominatore, la passione per i viaggi, quella x i piaceri della vita e una forte relazione amorosa con le nostre ambizioni. 
Lui è x me una di quelle persone che scivola comodamente nella tua vita pur nn appesantendola, una di quelle xsone che puoi nn vederla x anni o parlarci tutti i giorni. Sai che avrai sempre qualcosa di cui parlare. 
Io x lui sono sempre quello che nonostante faccia qualcosa è comunque sempre in qualche modo superabile e migliorabile, e cmq ovviamente, meno intelligente di lui.
Anche se nn sembra, insieme abbiam fatto di tutto...quando ci ripenso mi sembra impossibile considerando che ci son state persone con cui ho passato molto piu tempo e condiviso molto meno. Confesso che sono un pò spaventato dallo sharare con lui la sua prima esperienza di viaggiatore indipendente; confido cmq nel jet leg che stordendolo un pochino mi possa dare quella finestra di tempo per poterlo lanciare in questo mondo cosi diverso senza farlo troppo preoccupare.
Stora strana è anche il fatto che quando io ero partito per l'Australia, anche lui doveva essere dei nostri, moralmente lo è sempre stato...seguiva attentamente il blog e mai mancava di messaggiare su fb, invidiava in senso buono ciò che stavo facendo mentre lui si conquistava il suo 110 all'università. 
Le prime 48 ore sono state le più impegnative. Accoglienza, spiegazioni di tutto, cibi nuovi da affrontare, lingua diversa, depressione da fuso orario, guida a dx e inquinamento. Gli occhi gli roteavano come una slot machine impazzita, ma una volta insediati sul nostro magnifico bungalow sovrastante il monte di Uluwatu...tutto a cominciato a prendere forma. 





Mi accorgo che mi mancava la sua curiosità, mi ha persino fatto scoprire una spiaggia che pensavo nn fosse buona x il surf e che invece mi ha regalato i momenti più riusciti del mio surf fino a qui. E' stato strano come ogni momento era un opportunità di scambi di idee. Mentre scoprivo un pò di più sui suoi pensieri degli ultimi anni e sulla sua estrema esigenza di fare nuove esperienze, e lui mi ridisegnava sotto un'altra luce. Vedeva quello che ero diventato in questi anni. L'assenza di Alice è stata ricompensata da una grande opportunità x conoscere meglio un amico e guidarlo verso quella che sarebbe dovuta essere un'esperienza da condividere qlche tempo prima, e che invece è venuta matura in tempi diversi. 

Scarrozziamo i ns motorini x tutta bali, ai 3000 all'ora tra le macchine e ai 300 tra le onde...dove le prime due settimane avevo ancora dei limiti legati alla mia realtà quotidiana di casa, ora sapevo cosa stavo aspettando.


Sono passati 3 anni dalla prima volta che ho messo piede in Indonesia, 3 viaggi nei quali ho sempre dovuto affrontare piccole e grandi paure e nuove sfide. La prima volta xche surfavo da poco tempo e solo riuscire a passare il break di kuta e surfare il reef di Padang Padang con 1mt d'onda mi sembravano cose da extraterrestri, figuriamoci a mangiare i nasi goreng.
La seconda xche credevo di essere pronto x i luoghi mitici e leggendari del surf...volevo andare a G-land...a Uluwatu...e attraversare il mar di Arafura a vela, sono quasi morto sottovalutando kuta reef ritrovandomi a viaggiare insieme a compagni improvvisati via terra fino a Sumatra, fronteggiando la paura di nn poter tornare più in acqua x lo shock.
E poi finalmente adesso....che andando verso le isole dell'est, sfidando i mariuoli portuensi di lombok, il reef urcinato di desert point e surfando yo yo's, riscompro quell'IO ME che nn vedevo da tempo. 
Tutto ciò mi ha portato stamattina a scendere dagli scalini di Uluwatu, rivolgere un pensiero al bro Bonvicini che avrei voluto anche fisicamente al mio fianco, per cercare di affrontare quello che era ormai diventata la bestia nera del surf in Indonesia.



Solamente il passaggio sotto quelle onde era emozionante come venire al mondo. Nessuno di quelli che erano in acqua mi sembravano dei pivelli come me. Il colore turchese ed i set perfetti rendevano mistico uno dei momenti che aspettavo da tutta una vita. Al di la del luogo e dell'aspetto del mio surf....mi stavo muovendo sulla mia montagna...la stavo scalando...e mentre sento la mia tavola prendere velocità sopra ad un picco di un paio di metri, ho il tempo di guardare quei luoghi di fronte a me da cui ero solito essere spettatore...vedendoli svanire nell'incanto di quel momento. Poi l'onda mi ha chiuso in testa brutalmente, sono tornato in posizione con nonchalance, un paio di ragazzi urguaiani mi hanno chiesto se avevo chiuso il barrel...ho mentito...e cercato di prendere qualche altra onda. 

Il giorno dopo ho fatto surf Balangan....e anche quello successivo....