Un autobus di otto ore da Guayaquil della compagnia Cifa, ci scende lungo la Panamericana in quel di un paesino sconosciuto ai più ed amato dai surfers. Alle 5 di mattina, dopo aver passato la dogana in piena notte e non aver quasi chiuso occhio, un taxista ci assale con un compendio di tutti gli hotel dove poteva portarci. Sembrava un film. Il taxi era una bici a motore con un calesse appeso dietro dove a fatica siamo riusciti ad entrare con gli zaini. La città era deserta e solo il rumore del nostro motorino ed il peso di quel mezzo bastavano per rimbombare ovunque ed a renderla polverosa. Avevamo comunque l'impressione di essere entrati in un altro mondo. Forse anche in un altro tempo, dove le persone vivevano seguendo solamente i ritmi delle loro esigenze e cercavano di adattarsi a questa cosa chiamata turismo. Ovviamente prendiamo posto nell'hotel più economico in città, e incredibile ma vero, siamo gli unici a popolarlo. La wi fi e la piscina mezza vuota facevano a pugni con le strutture di bamboo che sorreggevano i materassi delle camere e le piccole palme da cocco che abbondavano di frutti. La cucina era a norma antisicurezza. Nel senso che tutto era perfettamente pronto ad esplodere, malfunzionare, asfissiare o prendere fuoco. Ma era uno dei migliori peggiori posti in cui sia mai stato. Era quello che cercavamo, un'atmosfera d'altri tempi, un proprietario che amava la cucina italiana e la sensazione di essere a casa. Aspettiamo con ansia i due giorni che ci separano dall'arrivo del grande swell. Ormai sono due settimane che seguiamo questa mareggiata. Sarebbe dovuta arrivare nelle coste del perú verso il prossimo fine settimana e non stavamo più nella pelle dalla voglia di provare qualche onda seria. Il racconto che segue é solo la routine di un surfista innamorato del suo sport. Quando la sveglia suona al mattino, la luce ancora non appare nemmeno all'orizzonte. Tutto dorme ancora, anche le zanzare non girano più dopo la loro nottata brava a mangiarci le caviglie. Il profumo della muta e di qlche biscotto inzuppato nel latte, sono le uniche cose che ti avvolgono oltre al buio ed al silenzio. I primi dieici passi a piedi scalzi sono sempre la prima emozione che necessita di autocontrollo, un bel respiro. Rimane solo un po' di freddo mentre si arriva sulla sabbia bagnata dalla notte. Il sole non da il minimo segno di vita. Ma tu sai già dove si trova il punto d'entrata. Dalla spiaggia si allunga un banco di rocce e proprio li dietro passa la corrente che ti trasporto fino al brake. Ancora non si vede ma ieri camminavi nello stesso punto e l'acqua non arrivava a toccarti, oggi è tutta un altra storia. Il rumore t'impone di trovare una concentrazione che nei giorni normali non è sempre necessaria. Le spalle cominciano a muoversi da sole, su e giù cercando quello stretch e quel riscaltamente che ti facciano pensare di essere pronto a qualsiasi evenienza. In realtà non sai mai realmente cosa succederà. Sono anni che vesti quei panni ormai ed il bello di tutto ciò è proprio quello. Non sai mai realmente se tutto filerà liscio, se un onda ti romperà giusta in testa mentre tenti di entrare facendoti rovinare sulle rocce, o se magari non avrai nemmeno bisogo di padellare più di tanto per arrivare al punto giusto. Ti affidi solamente alla tua esperienza ed alle sensazioni che lui, l'oceano, crea in te e per te. Era la prima volta che entravo in acqua con il buio. Lo spot è super affollato appena dopo l'alba ed anche un'ora fa la differenza tra aver surfato una decina di onde e dover sgomitare per surfarne due. Quando nuoti senza luce, sembri quasi una tartaruga che non ha bisogno degli occhi per sapere dove andare a depositare le sue uova, non serve vedere, il movimento del mare si sente. Il primo momento in cui si realiza di essere oltre il punto dove rompono le onde e si trova l'equilibrio seduti in tavola é quasi magico. Nel cielo si vedono ancora le stelle che piano piano cominciano a sparire mentro l'orizzonte si accente. Surfiamo ad ovest quindi guardando le onde abbiamo il sole alle spalle. La luce funge come da leggero lume fotografico e nel mentre hai la percezione che il mare stia respiranto, vedi queste barre color petrolio venirti incontro. Non le puoi vedere molto prima di aver deciso se vuoi essere su quella parete. Il buio è ancora presente e la surrealità di quella situazione spinge il cervello a mandare la tavola in profondita per lasciar passare il primo set e capire come sei posizionato. Ci sono quei secondi nei quali l'onda ti attraversa e tu fai lo stesso con lei, è come evitare un incidente frontale tra entitá differenti ma complementari. Quando la senti che ti passa sopra, ti spinge giù nel posto piú buio in cui sei mai stato, il primo respiro quando riemergi è Pura Vida!
L'orizzonte prende un leggerissimo colore rosato, il resto del ciele rimane scuro come la notte ed arriva la tua chiamata. La vedi venire verso di te come un treno, non è aggressiva, ma lo sarà. Ti vuole su di lei, ma al minimo sbaglio non ti perdonerà. Tutto il tuo mondo diventa quel pezzo di mare e quella frazione di secondo nel quale decidi di volerla. Sei mentalmente convinto, pronto a sentirla. Mentre allunghi le braccia per acquistare velocitá lei ti solleva talmente in alto da far sembrare tutto piccolo e lontano. A quel punto non hai più la possibilità di tirarti indietro. Devi fare qualcosa. Puoi alzarti, puoi lasciarti cadere, puoi saltare giù dalla cresta facendo divertire eventuali spettatori. Tutto ti osserva, persino i leoni marini che ti nuotano vicino. Quando posizioni i piedi sulla tavola e decidi di provare a scendere quel muro, non pensi più a niete altro. Hai preso la tua decisione ed in quell'istante stai già fantasticando su come riuscirai a muoverti. La sensazione è sempre più intensa e magnifica della realtà. La fortuna mi assiste e dopo il salto iniziale, una parete oleosa si alza tutta davanti a me, mi invita a correre con lei per tutta la sua lunghezza. È veloce ma sembra infinita. È grande, ma non si nota fino a che non si finisce vicino alla cresta che ruggisce come una tigre. Mentre cammino lungo la spiaggia per tornare sullo spot, sono coinvolto in un turbine di adrenalina e felicità. Era la mia prima volta sull'onda senza nemmeno il sole che albeggiava
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