La mattina che decidiamo di lasciare Chicama e la sua
"ola mas larga del mundo", è anche giunto il momento di salutare
l'amico Matteo. Lui riprenderà il suo viaggio verso l'Amazzonia fino a
raggiungere di nuovo la Colombia, dove ad aspettarlo ci saranno i ragazzi di
7000miglia lontano. Il nostro programma invece rimane quello di scendere la
costa fino a Lima e piano piano cominciare a vendere le tavole. Un grande
abbraccio e tanti ringraziamenti per i bei momenti passati insieme, chissà
quando sarà la prossima volta!! E soprattutto dove!!
Tra il caldo del bus diretto a Trujillo e la costante
striscia di rifiuti plastici abbandonata sulle strade, cominciamo a pensare che
questo Perú nasconda qualche scheletro nell'armadio, sotto l'armadio e
possibilmente anche dietro l'armadio.
Più si scende verso la città e più si rendono necessarie
precauzioni un po' più severe. Ormai le storie di scippi, rapimenti e
aggressioni si moltiplicano di giorno in giorno, ma a dire la verità, noi non ci
siamo mai accorti di nulla. Certo ci siamo sempre affidati al buonsenso e ci è
andata bene, ma purtroppo questo è un posto in cui va anche un po' a fortuna.
Appena scesi dal bus in quel del centro di Trujillo, veniamo subito affiancati
da un signore sulla cinquantina che ci avverte di essere in una città molto
pericolosa e di fare attenzione. Continua a ripeterlo talmente a disco continuo
che decidiamo di cambiare strada solo per seminarlo. A noi tutto sembra molto
piu moderno e carino di tutti gli altri paesi che avevamo visto fino ad ora, ci
sono persino i Mcdonald ed altri francising, senza contare le decine di banche.
Chiediamo al primo ostello che incontriamo se avessero posto, ma tutto fully
booked, velocemente ci fanno entrare e ci dicono che possiamo lasciare i
bagagli finchè andiamo a trovare una stanza, perché è pericoloso girare con gli
zaini ed una ragazza era stata scippata proprio quella mattina. Ci sale un po'
d'ansia e quindi lascio Ali ad aspettarmi mentre provo a rimediare una
stanzetta.
Scarico di ogni avere mi addentro verso la zona hotelera. A
me sembra tutto a posto, gente che si fa i cavoli suoi, nessuno che ti
importuna, pulizia alquanto curata. Addirittura chiedendo info, trovo un
negoziante che mi paga il taxi e con lui mi porta a trovare un hotel di una sua
amica. Quindi ritorno a prendere Alice ed entriamo in un ostello piuttosto
carino con camerate da sei. In camera con noi un'infermiera francese ed un
ragazzo finlandese. Quando li conosciamo, ci sono lui che rientra sulle stampelle,
una gamba ingessata e fasciatura in testa. Lei che lo assiste come una badante.
Insomma ci racconta che era stato aggredito e picchiato a sangue un paio di
giorni prima.
Io e la Ali ci guardiamo in faccia e pensiamo che forse è
meglio non uscire o magari prendere con noi un kalashnikov e due bombe a mano.
Poi alla fine si viene a sapere che questo se ne andava in giro a fare foto con
l'ipad per l'interland della città e che ad un bel momento si è messo a bere na
birra al parco al calar del sole. Bravo il finlandese.
Comunque non ci possiamo lamentare, ci trasferiamo dal
centro alla spiaggia di Uanchacho, paradiso del longboard. Li troviamo da
vendere le tavole ed anche le mute, e facciamo conoscenza con qualche local e
con Matteo della scuola surf Yenth Corra. Questi ragazzi, oltre a dare lezioni
a chiunque sia interessato, hanno avviato un progetto interessante, che
permette a bambini del villaggio che non hanno nulla per potersi divertire
oltre che la strada, di andare da loro e gratuitamente prendere una muta ed una
tavola e cimentarsi in questo magnifico sport. Inoltre il proprietario possiede
anche un ostello nel quale periodicamente offre vitto ed alloggio a turisti
stranieri, in cambio di piccoli lavori domestici e un paio di ore al giorno di
insegnamento di lingua inglese agli stessi ragazzini presso la loro scuola.
Anche se posso dire apertamente che i Peruviani in genere, salvo eccezioni
ovviamente, non sono il mio popolo preferito. Ecco che con Ali abbiamo un po'
preso a cuore questa iniziativa che ci stiamo apprestando a sostenere con UZIWA
SURF ON BOARD (short).
Date le ultime padellate e salutati gli amici della scuola
surf, ormai è ora di riversarci in quel di Lima. The gran Capital, milioni di
persone senza (o quasi) regole, che vivono ovunque. Come tutte le grandi città,
per noi sono sempre un incognita, ma di certo Lima è di tutte stata la più
grande sorpresa. Tutte le guide vi diranno di andare a Miraflores (quartiere
sul mare), ma se avete voglia davvero di vedere la città, non fatevi spaventare
ed andate in centro. Noi siamo stati in un grande ostello "1900
backpacker", dietro il museo della repubblica, ed abbiamo scorrazzato
dalla mattina alla sera senza problema alcuno in mezzo a centinaia di altre
persone. Addirittura un giorno abbiamo anche deciso di andare a Gamarra, polo
della maglieria sud americana, che si trova nel centro del quartiere la
Victoria (il più sensibile della città) e ci siamo talmente divertiti che ci
siamo pure tornati il giorno seguente. Ovvio sempre buonsenso, ma let's get
lost è sempre la miglior prima regola da seguire in una città...anche in sud
America.
Casi della vita, ancora una volta ci fanno incontrare Annika
e Remo ed altri due ragazzi tedeschi che avevamo gia incontrato. In quattro e
quattrotto organizziamo un programma di massima per vederci a Cuzco nei giorni
seguenti. Così è, dopo qualche giorno ed un viaggio in bus terrificante, siamo
tutti seduti allo stesso ristorante a sbaffarci un kebab di fegato di maiale e
qualche patata fritta passeggiando per plaza de armas e a studiare la via
migliore per espugnare il grande Macchu Picchu. Ovviamente scegliamo la rotta
dei backpacker e in mezzo alle montagne: tra Ollantaitambo e Santa Teresa giace
la via di colui che non vuole pagare il treno piu costoso del mondo. Not for
faint hearts. Partiamo all'alba con la coppia svizzero-tedesca e con
l'intenzione di raggiungere il terminale di bus da dove avremmo poi preso il
colectivo diretto a Quillabamba, fermandoci dopo 7 ore di curve andine a Santa
Maria. Non facciamo in tempo a smontare dal taxi che veniamo assaliti da un
gruppo di autisti e procacciatori che volevano venderci il passaggio fino a
Santa Maria in auto. Essendo in 4 abbiamo deciso di contrattare: dopo 10 minuti
di paura si parte con una ruggente toyota yaris berlina sulle contorte strade
curvolente. Dopo 4 ore di saliscendi tra i 2000 e i 4000 metri e di viste
incantevoli su paesaggi incredibili, si arriva finalmente alla meta, sove ci
aspettano solamente altre tre persone rette di cammino lungo le rotaie che ci
guideranno in mezzo alla foresta e lungo il fiume tra Hydroelettrica ed Aguas
Calientes. I giorni che seguono sono camminate infinite tra i luoghi
incantevoli che si nascondono tra le montagne e tra i quali proprio Macchu
Picchu. Purtroppo la sensazione che ci assale per prima all'arrivo ad Aguas
Calientes è quella di essere delle mucche pronte ad essere munte. Tutto è
organizzato ad uso e consumo del Peruviano. Ecco avete capito bene. Non del
turista. La città ovviamente vive solo grazie ai turisti, che vengono
bersagliati ad ogni angolo. Dapprima penavo che fosse solo un luogo come molti altri
dove tutto costava un po' di più, ma invece, quello è un luogo creato per non
dare molta possibilità di scelta a chi lo visita e quindi ecco che c'è che ne
approfitta in modo davvero inopportuno. Capita di sedersi al ristorante dove il
menù aumenta al momento del conto causa una "nuova tassa sul
turismo". oppure di fermarsi ad un bar con happy hours per bere un pisco
sour od un mojito ma che guarda caso per quel giorno non era più incluso nelle
offerte. Un massaggio che abitualmente costa 10, qui costa 60 e lungo le vie
del centro i "supermercati" applicano prezzi in base alla nazionalità
di provenienza. Così fanno anche gli hotel, molto amichevolmente ti
approcciano, si presentano e ti chiedono di dove sei, la tariffa varia
notevolmente se sei svizzero o russo, infatti proibiamo subito ai ns amici di
chiedere quotazioni ed in ogni caso cominciamo a dire che veniamo dal Libano o
dall Croazia che qui sono considerati come paesi poveri.
i nostri portafogli "sopravvivono" alla terribile
notte senza elettricità e con un temporale incessante, il mattino seguente
riusciamo a lasciaci quella strana sensazione alle spalle ed a scalare a piedi
la via degli Inca su fino all'intipunku e alla porta del sole, da dove si gode
di una vista magnifica sulla città di Macchu Picchu.
Nonostante sia un luogo turistico, rimane uno di quei luoghi
in cui non si può non rimanere senza parole. le foto non saranno mai esaustive
e la magia di quel luogo sopravvive anche all'avvento delle orde di persone che
arrivano ogni 30 secondi con i bus dal centro della città.
Facciamo il pieno di belle immagini e ricordi indelebili e
lentamente, con i nostri zainetti, ripercorriamo tutta la via del ritorno fino
a Cuzco in tempo record. Ormai anche l'ultimo giorno di Perù è arrivato, ora
non resta altro che andare in stazione degli autobus e vedere dove ci porterà
il prossimo biglietto.
Nessun commento:
Posta un commento