Talvolta quando si viaggia sembra che tutto combaci
alla perfezione, ed increduli rimaniamo estasiati da ciò che riusciamo a fare
nel mentre...tutto ci riesce e la fortuna è spesso accompagna. La mia teoria è
che ogniuno di noi è in grado di fare ciò che vorrebbe, solo pochi decidono di
farlo....per paura, comodità o altro....da quando ho deciso di viaggiare
indipendente, nn ho mai conosciuto qlcno senza dubbi, paure o piccole ansie da
affrontare...al contrario credo che chiunque intraprenda un gioco nuovo debba
per forza mettere a dura prova tutte le sue abilità, rendendosi poi conto che
tutto quel che si pensava prima forse di vero ne mantiene solo una piccolissima
parte, ma che quel che hai visto in quei momenti è l'unica visione che
caratterizzerà un luogo. Ecco credo che in mille giri di parole questo sia
quello che è stato per me il deserto. Tra kasbà, oasi sperdute e dune di sabbia
soffice come borotalco ed il tempo che sembra essersi fermato. Non solamente in
senso lato, per gli abitanti di questo paese siamo nel 1434. Volti perlopiù
coperrti, asinelli, datteri, fuochi e un sacco di curiosità da parte dei bimbi,
nessuno tra i tuareg chiede o pretende soldi, al max ti invitano dentro le loro
case, "solo per vedere" dirano simpaticamente ed una volta entrati
verrete cicondati di sorrisi, attenzioni e consuetudini appartenenti ad un
mondo che ben conosciamo, quello del commercio. "Avec eau sans
sucre", con o senza zucchero? chiedereanno prima di far partire la
trattativa tra tappeti, gioielli e qualsiasi cosa possa essere utile per un
sereno vivere. Ho comprato gioielli da un ragazzo in cambio di qlche pillola di
ibuprofene, bevuto un the con un capo tuareg che visto gli scarsi risultati nel
vendermi dei tappeti mi ha chiesto se gli
lasciavo mia madre in cambio di un paio di bauli d'argento, camminato con Omar
tra le rovine di un villaggio senza nome e lasciato ad una ragazza di quel
posto della tachipirina per il padre malato e dei datteri di Zagorà comprati il
giorno prima al prezzo di una maglia di H&M bianca e con un buco. Attrverso
la via dello zafferano, ho poi seguito
il sole che tuffandosi dietro l'orizzonte mi ha portato dall’oceano mare.
lunedì 28 gennaio 2013
La pirite nella borsa, tra Marakech l'ATLAS e la Valle del Dra
Sorrido all'idea mentre tolgo la parafina vecchia dalla mia tavola da surf...le scorro le mani attorno, e sento che anche per lei il tempo comincia a passare. Non ho il tempo di realizzare che sono in vacanza fino a quando nn mi trovo stipato come una sarda nell'aereo più aromatico del mondo, tratta Milano-Marrakech.
Durante il volo me la intendo subito con un paio di ragazzi troppo simpatici e la mia visione limitata dei Marocchini che spacciano all'arcella di Padova si espande e svanisce. Rimane limitatissima invece la sopportazione per quella dei punkabbbbestia. Giusto nella fila di fianco un paio di sorelle italianissime con i loro bambini che poveretti nn avevano colpe. Vestiti con degli stracci mai lavati. Così sporchi e puzzolenti che era quasi impossibile stargli vicino. Con tutti quelli che c'erano nell'aereo questa mi si mette anche a questionare xchè uso il telefono e nn crede che esiste la modalità "uso in aereo". Prima che potessi risponderle il mio nuovo amico Karim, mi sussurra: "La mamma dei rompicoglioni è sempre incinta!!!"
Mi son messo a ridere che tra un pò me la facevo addosso. Date un paio di risposte secce alla punkettara ubriaca e dormito a bumbazza con la musica della mia nuova playlist studiata apposta x questo viaggio.
20°c ci accolgono all'arrivo, clima secco, cielo stellato...e sdra dran subito partono 1500 euri di cauzione inaspettati per sto furgoncino che ho noleggiato x far abitare le tavole. Marrakech è più semplice del previsto da girare, dove mi aspettavo un casino incredibile ho trovato solo gente tranquilla e piuttosto pacata alla guida. Dove immaginavo cartelli in sola lingua araba o berbera, ecco spuntare super tantissime segnalazioni in francese. Mando in panico la vecchia quando le indico la viuzza del Rihad in cui allogeremo. 4 persone ci assalgono per aiutarci a parcheggiare e l'oste ci aiuta a scarrozzare i bagagli. Giù per la via più stretta del mondo, 1 euro ad un poveretto x controllare la macchina tutta la notte e via a piedi sotto una galleria...appena si spalanca la porta siamo catapultati dall'inferno al paradiso. Lo stile marocchino si esalta alla massima potenza a "La porte rouge rihad". Godiamo del nostro primo the alla menta e una volta lasciate le valige ci lanciamo nel mezzo della Djemma El Fna. Stanchi ma uno spettacolo!!!! Un sacco di ristorantini più o mrno uguali a prima vista, tentano di persuaderti x entrare a mangiare qlcsa da loro...ovviamente bisogna nn lasciarsi impressionare, ma gli amanti del cibo di certo nn avranno grossi problemi. Un consiglio: provate le lumache cotte nel the alla menta, la testa di capra stufata e il divino the alle spezie servito con scaglie di farina cotta alle spezie e mandorle. Il mattino seguente alle 8 abbiamo già una deliziosa colazione in pancia e ci avviamo direzione deserto del Sahara. Fa figo da dire ma ragazzi miei, arrivarci davvero è una piccola odissea. Non avendo un programma mi ero preposo che ptevo arrivare ad Ouzazarte, cittadina di svincolo tra la deirezione che porta verso la valle del Todra e quella del Drà. Attraversando l'ATLAS siamo spettatori increduli di quanto avessimo sottovalutato le risorse, la bellezze la cordialità delle persone di questo paese. Villaggi su villaggi si susseguono arroccati sui nevosi pendii cmq aridi. Ogni tre curve un venditore di pietre fossili, di acqua, ceramiche, braccialetti....a km e km di distanza dalla civiltà persone che spuntavano da pendii scoscesi, che camminavano lungo la strada dirigendo verso dove nn sapremo mai....case e paesetti che costruiti con pietre e fango del posto stentano a fasi riconoscere tanto che si mimetizzano. Arriviamo a più di 2000mt di altezza e svalichiamo concedendoci soste e una gran bella visita alla Kasbà dove hanno girato il film il Gladiatore ed Il Paziente inglese. Inutile dire che a me sti pastorelli che a colpi di piccoli passi portano le loro pecore in giro x il Marocco, si fermano a dormire ovunque ci sia un riparo dal sole e ti sorridono alla sola idea di conoscerti magari offrendoti anche qualcosa di loro proprietà barattandola con qlcsa di tuo....nn vogliono soldi...ma scape e magliette.Tutto mi fa rivivere ciò ce Coelho scrive nell'Alchimista...e mi compiacio di esserci. Passata la notte in città dove tutto vive sospeso in un'atmosfera quasi surreale, dopo qualche consulto con le persone del posto viene a decadere la mia prima idea di dirigermi verso l'Erg Chebbi...500km di poco niente, nella direzione opposta al mare. Parlo con un giovane Tuareg e con un fabbro riparatore di teiere, e partorisco il piano B. Dirigere verso M'Hamid, ultimo avamposto prima del deserto dell'Erg Chigaga; attraverso la valle del Drà delle sue Kasbà e dei suoi datteri da sogno.
Le strade sono tutte più o meno in buone contizioni, il nostro furgoncino con le tavole dentro scorre sbilenco e annaspante lungo le curve attoriate da incredibili scenari simili alla route 66 o ai grand Canyon. Spero di arrivare a Zagora nel primo pomeriggio senza perdere troppe cose x strada, perchè nel frattempo mi cresce anche la malsana idea di fermare al volo una dei 4x4 che da li partono per tramonti e notti nel deserto. Se nn si prenota ci sono davvero poche chance di trovarne una. Il viaggio con la mammina è alquanto interessante, infondo ci conociamo abb bene per concederci i ns spazi e a volte mi rendo conto che crescendo ho costruito delle abitudini che si possono definire più delle piccole manie...ci ridiamo su a vicenda prendendoci un pò in giro. Ogni tanto salta fuori un messaggio dell'Alice che ho volontariamente lasciato a secco il primo giorno per poi cercar di creare in lei un senso di esser ormai già qui con noi. Vedremo come se ce la farà anche stavolta.
Quello che nn ti aspetti in Puglia...shhhh nn fatelo sapere in giro
Nel mentre aspettiamo di raggiungere le prossime vacanze invernali nn riesco a rimanere fermo a guardare, sfrutto la bicicletta, il mio fisico, le uscite con gli amici ed il lavoro che ultimamente mi fa venire la forfora in testa. Come regalo di compleanno abbiam pensato bene di far arrivare un bel camperino e di li in poi i week end non sono più stati gli stessi. Viaggiare con casa mobile mi mancava come l'aria, potrei anche dormire in giardino, ma dentro la cellula del camper tutto prende un'altra dimensione, tutto diventa a portata di mano. Il primo week end di novembre è proprio questo feeling che ci porta ad imboccare l'autostrada e dirigere verso la Puglia. La ns meta: Giovinazzo City.
Abbiamo guidato quasi tutta la notte alternandoci io ed Alice, che per la prima volta guidava un camper, si è cuccata 300km di pioggia intensa ed autostrada a 2 sole corsie causa lavori. Praticamente dalla cellula letto potevo dare il 5 ai camionisti che ci sfrecciavano a fianco tanto che doveva passarci vicino.
Il pensiero era abbastanza fisso su ciò che avremmo trovato davanti a noi di li a qlche ora. Stiamo andando a trovare due amici conosciuti l'estate scorsa in Indonesia, in coincidenza di un week end lungo di probabili forti onde. Ecco che quello che doveva essere solamente un momento di surf, va via via trasformandosi in un'esperienza di quelle mistiche. I ragazzi ci accolgono come diremmo qui al nord "alla terrona". Cioè come noi nn sapremmo mai fare con persone che si conosce appena. Mi casa es tu casa. Avvolti in questo meraviglioso uliveto che lasciava a malapena lo spazio per farci passare il ns mezzo, approdiamo davanti a quella che probabilmente è la casa del surf più cazzuta che abbia mai visto qui in Italia. Un bellissimo pergolato con le tavole impilate a seconda della taglia, tavole vecchie sparse in giardino, mute ad asciugare al sole e 25°c al 2 di novembre. Sembrava di essere arrivati in un altro pianeta. A meno di 300mt da casa lo spot. In meno di un'ora dal ns arrivo siamo già tutti cambiati ed in acqua, le onde nn superano il mt, e la cosa mette tutti veramente a proprio agio. Mentre scendo verso il reef, mi rendo conto che in acqua ci sono una quindicina di local....nn ho nemmeno il tempo di preoccuparmi se saranno infastiditi dalla ns presenza, tutti ci tenevano a venire a salutare e presentarsi, Antonio e Natasha avevano fatto buona pubblicità e tutti già sapevano chi eravamo, e dato che Antonio li è il più local di tutti mi permetto anche di droppare qualcuno, soprattutto Antonio e Natasha ovviamente ;-).
Ci divertiamo come pazzi per più di 4 ore, conosciamo, Michele, Ivan, Massimo, Dom, Angela, e qualcuno di cui ora sicuro dimentico il nome ma che ci tengono compagnia per tutto il tempo, risaliamo sfiniti...ci mangiamo un piattone di pasta ed un pennolotto di parmigiano accompagnato da vino salentino e una buona sopressa veneta...pronti per riposarci un pò...io ed Antonio ci guardiamo...Nat e Alice hanno già la macchina accesa....e siamo di nuovo in acqua...fino al tramonto che arriva come una liberazione. Era come se le nostre tavole nn ne avessero mai abbastanza e noi costretti a seguirle. Non ricordo nemmeno le azioni tra quel momento, la cena ed il letto. Ma la mattina seguente alle 7 eravamo gia in viaggio verso un altro big spot sulla costa ionica. Fatto il pieno di taralli, focacce e chi più ne ha più ne metta....siamo di nuovo nel ns mondo. qualche passante ci guarda incredulo, oggi c'è il sole ed il mare azzurro e ben incazzato. Ci distruggiamo di surf e con piacere vado ad annotare qlche onda di qualità, un air di Antonio e dopo parecchi tentativi....una mitica right handed sfornata dall'Alice che pur incredula si è sparata 100mt di surfata sulla cresta dell'onda del gg. Non male per una di Monselice.
Per altri due gg ci perdiamo tra i trulli le colline e le costiere di Checco Zalone...assaggiando, sorridendo e ricercando qualcosa che trovi solamente qualche tempo dopo nei ricordi di viaggio.
Ogni tanto ripenso a come nascono certe circostanze che all'origine racchiudono una semplice voglia di ascoltarsi, conoscersi e provare a mettersi in gioco nei confronti di qualcuno diverso da noi. Se non avessi spinto la mia voglia di conoscere oltre i confini asiatici nn sarei mai stato qui oggi, nn starei sorridendo ad un branco di ragazzi che chiedono solo di surfare quell'onda che li fa tornare a casa fieri. Un mondo il mio che ha voglia di fondersi con quello degli altri. Un mondo pieno di posti da vivere, visitare...ed onorato da onde che sono felice di celebrare con chiunque rispetti quei momenti.
Poco tempo fa un'amica mi ha chiesto se nela mia vita avevo mai trovato un luogo dove volessi veramente fermarmi....beh...l'ho trovato in un giorno di febbraio nel 2009...in uno di marzo del 2010...a gen 2011...dic 2012...è un luogo difficile da raggiungere. Facilissimo da trovare ma incredibilmente impossibile....si trova giù da un muro d'acqua che corre più del tuo respiro e dentro ad un lembo che nn ha denti ma che nn aspetta altro che inghiottirti. Quello è il luogo dove voglio vivere....ovunque esso sia...nn importa quanto dovrò volare, guidare o camminare...
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